Già diverse volte mi è capitato di riscontrare evidenti miglioramenti nell’addestramento se per i comandi si usa una lingua diversa da quella che si parla abitualmente nella vita di tutti i giorni.
Questa cosa può sembrare insolita ad un primo impatto, ma c’è un motivo alla base di questo successo.
Il cane, per sua natura, usa un linguaggio molto diverso dal nostro, non conosce il significato delle nostre parole, per lui è più facile osservare i nostri movimenti piuttosto che interpretare il significato di quanto diciamo. Nonostante queste difficoltà, è in grado di associare, con la ripetizione, una determinata parola all’esecuzione di un comando, è in grando crescendo anche di fare ragionamenti complessi, ha una fortissima empatia nei nostri confronti e capisce quindi i nostri stati d’animo ed è molto sensibile al nostro tono di voce.
Ora veniamo a noi che come persone, in particolare noi italiani, siamo per indole portati a parlare molto, usare molti intercalari, gesticolare in maniera spontanea … ma di tutto questo il cane cosa può capire?
Certo il nostro cane con il tempo sarà così tanto in sintonia con noi che ascolterà i nostri lunghi discorsi più di quanto non lo facciano i nostri amici, ma questo va bene nelle serate davanti alla televisione o mentre facciamo una semplice passeggiata, ma inizia a rappresentare una difficoltà comunicativa quando dobbiamo semplicemente chiedergli un esercizio.
Se invece usiamo un’altra lingua quando chiediamo al nostro cane degli esercizi, il nostro atteggiamento sarà diverso perché ci dovremo concentrare maggiormente per ricordarci la parola associata all’esercizio; non ci verrà spontaneo inserire quella parola in mezzo a discorsi complessi, ma la diremo da sola, in maniera chiara e semplice; e in genere anche a livello gestuale il tutto sarà più essenziale perché spontaneamente saremo portati a gesticolare di meno perché siamo più concentrati su quello che facciamo.
La comunicazione del cane è fatta fondamentalmente di gestualità e pochi versi (mugolii, ringhi, ululati, … ) e si deve concentrare molto per interpretare quello che noi gli chiediamo; se usiamo un’altra lingua anche noi dobbiamo impegnarci di più e useremo una comunicazione più semplice, fatta di poche parole e gesti più definiti. In questo modo spesso diventa più facile trovare un punto di incontro tra i nostri modi di comunicare.
E’ come se usando una lingua diversa da quella abituale, ci mettessimo un po’ sullo stesso piano del cane, nel senso che entrambi ci dobbiamo concentrare maggiormente, usando una comunicazione che non è per noi abituale.
Come per altre argomentazioni poi vale sempre il discorso che ogni cane è un caso a parte, che ogni persona lo è altrettando, ma sempre più spesso mi capita di verificare che usare una lingua diversa nel comunicare con il nostro cane, semplifica il suo apprendimento, soprattutto con cuccioli e cani vivaci.